CARME NUZIALE

Il Cantico dei cantici usa un linguaggio proprio dell'amore carnale, affinché l'anima scossa dal suo torpore mediante un linguaggio che le è familiare si riscaldi e i termini dell'amore umano suscitino in lei l'amore divino. In questo libro si parla di baci, di seni, di guancie, di coscie. Questa descrizione non deve suscitare il sorriso, ci porta anzi a considerare la misericordia di Dio- perché non si può non ammirare il modo meraviglioso e misericordioso che usa con noi: menzionando le membra dei corpo per invitarci all'amore, egli si abbassa fino a usare i termini dell'amore carnale per accendere il nostro cuore e provocarlo all'amore divino. Ma proprio mentre si abbassa nel linguaggio, ci eleva nella comprensione: perché in base a questo linguaggio d'amore, noi impariamo con quale intensità dobbiamo ardere di amore per Dio.

La santa Chiesa, che lungamente ha atteso la venuta dei Signore, che da lungo tempo è assetata della sorgente della vita, manifesta quanto sospiri la presenza del suo sposo, quanto lo desideri:

Mi baci con i baci della sua bocca!

li Signore le aveva inviato gli angeli, i patriarchi e i profeti, portatori dei suoi doni. Essa tuttavia non cercava più i doni mediante i servi dello sposo, ma voleva ricevere lo sposo stesso. Consideriamo l'intero genere umano dall'inizio alla fine dei mondo, cioè tutta la santa Chiesa, come un'unica sposa che aveva ricevuto i pegni del dono spirituale mediante la Legge. Tuttavia era la presenza dei suo sposo che desiderava dicendo: Mi baci con i baci della sua bocca!

Sospirando infatti la venuta dei mediatore tra Dio e gli uomini, la venuta dei suo Redentore, la santa Chiesa supplica il Padre che mandi suo Figlio perché ci illumini con la sua presenza, perché non più per bocca dei profeti, ma con la sua bocca rivolga la parola alla Chiesa. Per cui dello stesso sposo nel vangelo sta scritto, che sedendosi sulla montagna e pronunciando le parole dei suoi sublimi precetti: aprendo la sua bocca, disse. Come a dire: Allora aprì la sua bocca colui che prima aveva aperto la bocca dei profeti per esortare la Chiesa.

Ma ecco che, mentre lo sospira, mentre lo cerca come se fosse assente, subito lo scorge presente. In realtà, la grazia dei nostro Creatore ha questo potere, che nel momento in cui parliamo di luì cercandolo, godiamo della sua presenza. Ecco perché il vangelo dice che nel momento in cui Cleopa e l'altro discepolo s'intrattenevano con lui lungo la via, meritarono di vederlo presente. Allorché dunque la santa Chiesa desidera che io sposo ancora assente s'incarni, subito lo scorge presente. (in Cant 3, 12-13)

Il desiderio degli eletti viene differito perché aumenti e viene alimentato dal ritardo perché cresca. E' il caso della sposa che, ardendo di desiderio per il suo sposo, esclama: Di notte ho cercato sul mio giaciglio l'amato dei mio cuore. L'ho cercato e non l'ho trovato. Lei lo cerca e lo sposo si nasconde, perché, non avendolo trovato, lo cerchi con più ardore. La sposa che cerca subisce ritardo, affinché, resa più capace dal suo stesso ritardo, finalmente trovi più abbondantemente colui che cercava. (Moralia V, 6)

Ritorna a casa tua...

A chi ama viene imposto ancora un rinvio, perché grazie al desiderio amoroso ritardato, aumenti il merito della ricompensa. (Moralia XVI, 33)

Si cerca l'amato di notte su giaciglio, perché nella tribolazione lo si desidera nel profondo segreto del cuore. Tuttavia la sposa che lo cerca non lo trova, perché ogni anima eletta è già infiammata dì amore per lui, ma le viene ancora negata la bellezza dei volto che cerca, perché il suo desiderio amoroso cresca. E' come se venisse sottratta l'acqua a chi ha sete, affinché aumenti l'ardore della sua sete, e quanto più a lungo l'assetato la desidera, tanto più avidamente la beve quanto finalmente la trova. (Moralia XXVII, 4).

 

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